Tomografia 2D
I metodi geololettrici maggiormente impiegati per l’investigazione del sottosuolo si basano sull'immissione di correnti nel terreno (geoelettrica attiva). In particolare il metodo della resistività si basa sullo studio delle variazioni (governate dalla legge di Ohm) che un campo elettrico, appositamente generato attraverso l'immissione nel terreno di una corrente generalmente continua, manifesta nel sottosuolo. Attraverso misurazioni della differenza di potenziale tra elettrodi disposti secondo array specifici (Wenner e Schlumberger sono i più comuni) è possibile risalire ai valori di resistività del terreno. Ciò consente di ottenere efficaci risultati nell’ambito delle ricerche d'acqua, nel monitoraggio di edifici lesionati, nel settore della ricerca e bonifica ambientale e nel campo archeologico.
Le prospezioni geoelettriche 2D vengono eseguite effettuando numerose misurazioni di resistività apparente mediante quadripoli disposti lungo profili, utilizzando un certo numero di elettrodi (in genere almeno 48) di solito equispaziati lungo la linea di indagine, che possono essere comandati da un georesistivimetro programmabile, in modo da poter di volta in volta operare in immissione di corrente (A, B) o in misurazione del potenziale (M, N).
I dati registrati sono quindi processati per mezzo di specifici softwares che consentono di ricavare modelli bidimensionali (2D), nei quali possono apprezzarsi variazioni di resistività non solo in senso verticale (come nei SEV), ma anche lungo il profilo di sondaggio